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‘NDRANGHETA: OPERAZIONE CONTRO COSCA CORDI’, 25 ARRESTI

Un presunto giro di affari per milioni di euro attraverso prestiti con tassi usurari è stato scoperto nel corso delle indagini che hanno portato all’operazione di polizia e carabinieri che hanno arrestato 25 esponenti della cosca dei Cordì di Locri. Le persone arrestate sono accusate a vario titolo di associazione per delinquere di tipo mafioso, usura, estorsioni e minacce.

I carabinieri hanno avviato le indagini nell’anno scorso dopo una serie di segnalazioni su alcune intimidazioni. Dalle indagini è emerso poi un ingente giro di prestiti ad usura gestito secondo l’accusa da esponenti della cosca dei Cordì. Polizia e carabinieri stamani hanno sequestrato anche beni, tra cui un’impresa edile, un negozio di telefonia ed una società immobiliare, ritenuti provento dell’attività usuraria. Le indagini degli investigatori sono state coordinate dalla procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria.
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Nel mare di Cosenza un relitto pieno di fusti radioattivi

“Adesso – ha commentato il procuratore di Paola, Bruno Giordano – si apre uno scenario non facile da gestire”, a proposito del ritrovamento, nel Tirreno Cosentino, del relitto di una nave al largo della costa di Cetraro.

Il sospetto e’ che si tratti del mercantile Cunsky, che secondo il pentito di ‘ndrangheta Francesco Fonti, fu fatto affondare con il suo carico di 120 fusti contenenti scorie radioattive.

Le immagini riprese ieri dai tecnici dell’Arpacal, l’agenzia ambientale della Regione, hanno mostrato un profondo squarcio sulla prua, compatibile con il racconto del pentito che ha detto di avere personalmente partecipato all’affondamento tramite esplosivo fatto brillare, proprio a prua. Inoltre si vedono anche dei fusti.

Per avere la conferma ufficiale, pero’, la Procura dovra’ disporre una serie di accertamenti presso il ministero della Marina. Di certo, al momento, c’e’ che in quel punto non risulta nessun affondamento ufficiale, ne’ in tempo di guerra, ne’ in tempo di pace.
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‘NDRANGHETA: BENI SEQUESTRATI PER 55 MLN AD EX POLITICO

Appartamenti, terreni, auto, conti correnti, quote e patrimoni di cinque società che gestiscono numerose attività in vari centri commerciali della Calabria: sono questi i beni, per un valore stimato di 55 milioni di euro sequestrati dalla Dia a Pasquale Inzitari ed alla moglie, Maria Princi.

Tra le società finite sotto sequestro su disposizione del Tribunale di Reggio Calabria-Sezione misure di prevenzione su richiesta della Dda reggina, figura la società Indesin, attiva nel settore immobiliare, ed un’altra che gestisce alcuni punti vendita “Expert” nel centro commerciale Porto degli Ulivi di Rizziconi, a Cinquefrondi, e in un centro commerciale a Corigliano Calabro (Cosenza). Sequestrati, sempre nel centro Parco degli Ulivi, anche un “Burger king” ed un negozio di abbigliamento.

Pasquale Inzitari, cognato di Nino Princi, l’imprenditore morto nel maggio 2007 in seguito all’esplosione di una bomba sotto la sua auto, si trova ai domiciliari dopo essere stato arrestato nel maggio dello scorso anno quando era un esponente politico dell’Udc, partito che poi lo ha sospeso. Princi era genero del presunto boss della ‘ndrangheta Domenico Rugolo che, invece non aveva rapporti di parentela con Inzitari.

Inzitari, secondo l’accusa, è stato la mente imprenditoriale della costruzione del centro commerciale Parco degli Ulivi di Rizziconi. Nell’epoca in cui ha ricoperto l’incarico di vice sindaco ed assessore nel comune del Reggino, il Consiglio comunale deliberò il cambio di destinazione d’uso dei terreni su cui sarebbe poi sorto il centro e che, secondo gli investigatori, erano già stati acquistati a prezzo agricolo da prestanome della cosca Crea.

I terreni passarono successivamente alla società Devin, di cui Inzitari era socio, che poi vi costruì il centro commerciale Parco degli Ulivi. Per sottrarsi alle continue richieste di denaro e lavori della cosca Crea, Inzitari si rivolse al cognato Nino Princi che, secondo l’accusa, fece arrestare il presunto boss Teodoro Crea ed il suocero Domenico Rugolo.

Per quell’intervento, secondo le indagini della Dia, Princi sarebbe diventato socio occulto della Devin al 16%. La società fu successivamente ceduta, nel 2007, alla Credit Suisse per oltre 11 milioni di euro. Nel giugno scorso, la Dia aveva provveduto al sequestro dei beni agli eredi di Nino Princi.

AMBIENTE: LEGAMBIENTE, CENTRI COMMERCIALI BUSINESS ECOMAFIE
“I supermercati e le grandi lottizzazioni per la realizzazione di centri commerciali sono le galline dalle uova d’oro per i clan ecomafiosi e l’operazione di sequestro di oggi è un’ulteriore conferma di quanto abbiamo già denunciato nel nostro rapporto Ecomafia 2009”. Così il responsabile dell’osservatorio Ambiente e legalità di Legambiente, Sebastiano Venneri, commenta l’operazione della direzione investigativa antimafia di Reggio Calabria.

(ANSA)

Gioacchino Campolo, il re dei videopoker

Ieri la Gdf ha notificato in carcere una nuova ordinanza di custodia cautelare a Gioacchino Campolo, il ‘re del videopoker’.

A tal proposito riportiamo qualche articolo dal blog di Antonino Monteleone che tempo fa si era occupato di Campolo:

’Ndrangheta: viaggio nelle terre radioattive

di Biagio Simonetta, pubblicato sul Quotidiano della Calabria del 2/9/2009

AIELLO CALABRO (COSENZA) – Avvelenare le terre è un business. Ci guadagnano i clan, le grandi industrie del Nord est, le imprese. Un giro di danaro difficile da quantificare. «Non basta una finanziaria per spiegare i soldi che ci sono dietro questi traffici. Un traffico che è più remunerativo anche della droga» ha svelato ad ottobre un ex boss della ’ndrangheta. Continua a leggere ‘’Ndrangheta: viaggio nelle terre radioattive’

La Calabria è una regione di Carta

di Emiliano Morrone

Efficacia ed efficienza: le parole d’ordine dell’amministrazione nuova. Io, un cittadino qualunque, ho visitato gli stabilimenti della cartiera regionale, a Catanzaro. L’azienda è ben dislocata. Ha pure una grande filiale a Reggio Calabria. Serve a garantire la giusta distribuzione. La nostra carta è superiore a ogni altra. In Calabria, dopo tanti sforzi, siamo finalmente riusciti a confezionare un prodotto che nemmeno l’America, la Cina, l’India e la Bolivia. Ci siamo accorti che il turismo non bastava: le spiagge, il sole, il mare, i monti, la storia e i monumenti. Abbiamo capito, per tempo, che i parchi sono appena l’inizio di uno sviluppo da primati. Ci siamo persuasi: d’accordo coi progetti forestali, la pulizia delle pinete, la salvaguardia delle specie; insieme nell’accogliere gli spettacoli di poveri migranti ignoti, di tossici e diversi eccellenti. Siamo un esempio globale di tolleranza, integrazione e, si dice così, «marketing territoriale».

Guai a chi ci insulta e ricorda i baffoni e i sorrisi sdentati, le auto da Gatto nero, gatto bianco. Sì, perché noi abbiamo la carta e la nostra carta non ce l’ha nessuno. Non ci possono sfottere per i trasporti: i treni e i torpedoni che percorrono binari e mulattiere assolati, che fiancheggiano la costa o risalgono le serpentine tra i boschi. Quelle celebrate da Rumiz e dall’intrepido ex senatore Franco Covello, che ha portato il dop in tv, sulla locomotiva a vapore e altrove. Non ci possono sottovalutare, dopo la carta. Fino a ieri avrebbero potuto prenderci in giro per l’eccessiva manutenzione dell’autostrada – uno spreco, secondo i nordici aziendalisti. Avrebbero, magari, infierito sui tratti paesistici e paesaggistici della jonica, sugli autodromi senza tribune che arrivano al capoluogo, sulla stazione post-moderna di Cosenza, sulle case come chiese ai confini del Parco nazionale della Sila, sugli scarichi irradianti nei fondali del radioso magnogreco.

Oggi, con la carta, la musica è cambiata. Siamo noi, solo noi, a dettare legge. E leggi. Carta papirata d’altri tempi, gialla, ocra, sapientemente invecchiata, impreziosita dall’antica polvere, immacolata come il futuro. Carta da parati e parate, bollata, marchiata e firmata. Carta d’autore, vera espressione dell’irripetibile genio calabro. Carta strapazzata, segnata da nobile inchiostro regionale, incisa, stampata e fluttuante. Carta manifesta, decretata, regolata e sregolata. Neanche Rotella. Carta colorata, impacchettata, accantonata, pronta per viaggiare.

Che impresa, che azienda, per la carta! Ci lavorano in tanti, tantissimi. E c’è ancora posto per molti, moltissimi. E sono tutti cortesi, gentili, accoglienti, umani. Di varie etnie, una moltitudine di parlanti: chi arriva dalla valle, dal colle, dalla pólis, dall’agorà; chi ha lavorato da fattore, giudice, ottico, chimico, medico. Chi s’è laureato a stelle e strisce, chi porta l’esperienza e l’affidabilità tedesche. Chi non risponde più al telefono, intento a comporre sulla carta, a stupire, aumentare l’offerta. Chi ci colpisce per la tecnica, il particolare, la prospettiva. Chi apre origami, chiude scatole dentro scatole. Di carta. Chi sigla bozze, bozzetti, piani, disegni, appendici, progetti. Di carta. Chi fa i doppi turni, in sede e fuori. Tutti operativi e produttivi alla cartiera. Riunioni continue, aggiornamenti, pareri, consulenze: una macchina perfetta, altro che Ford! Chi arriva dall’Università, chi ci corre, chi sorride alla camera accesa; chi lacrima e spera per pupazzi di carta, solleva striscioni di carta, prova a non incartarsi e lo scartano. Chi mostra carteggi, scartabella, s’accartoccia, verifica le carte di carta della cartiera regionale.

Un patrimonio cartaceo da custodire, salvaguardare, presidiare. Poi, c’è chi organizza la carta in colonne cartose; chi la carta gli è sottratta, per produrre altra carta da vendere. E si fanno cartine, in cartiera.

Io consiglio a tutti di seguirne da vicino l’intero processo produttivo.

Sulla carta, e per la carta, la Calabria è una regione di carta.

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